Andrà tutto bene


“E ora la consapevolezza che, come tutte le generazioni che ci hanno preceduto, anche noi siamo chiamati a sostenere la nostra prova. Per i più fortunati la prova sarà la distanza e l’assenza, per gli altri la malattia e il dolore della perdita. In quale categoria noi saremo alla fine della prova lo sapremo solo quando tutto sarà finito”.

Una collezione di ventisei racconti scritti da altrettante penne, nell’immaginario romantico, e tastiere, nella pratica, del panorama letterario italiano. Uno spaccato delle loro vite, o dei loro personaggi, ai tempi del Coronavirus.

“Andrà tutto bene” è il titolo della raccolta e allo stesso tempo il messaggio di speranza, ormai abusato, che ci viene trasmesso attraverso la voce di chi è abituato a lavorare con le parole. Sperare che tutto passi, agognando ad un futuro migliore, ma anche fermarsi a riflettere su questo periodo molto particolare che indubbiamente lascerà un segno, più o meno marcato, sulle nostre vite.

Raggruppando insieme così tanti stili di scrittura differenti si ha il piacere di scoprire anche autori meno conosciuti o per qualche motivo mai presi in considerazione (io sicuramente di qualcuno leggerò qualcosa di più).

“Vivo come tutti alla giornata, modificando di continuo le mie idee, smantellando i miei pregiudizi, riformulando le mie priorità”.

Questa è una delle frasi in cui mi sono ritrovato di più. Non sono un esperto in materia scientifica e quindi non mi sono mai lasciato andare a molti giudizi disinformati, ma questa è una mia caratteristica (i post su Facebook di improvvisati esperti li lascio a chi è capace di inventarsi una professione in pochi click, o a chi proprio non riesce a esprimere il proprio insindacabile, e fondamentale per la comunità, giudizio). Come diceva qualcuno, è meglio stare zitti e fare la figura dello stupido, che parlare e togliere ogni dubbio. Anche se capisco che è molto più facile sputare sentenza disinformate o abbandonarsi alla facili teorie del complotto, per avere qualche minuto di notorietà social. Leggere e informarsi è una dannata faticaccia.

Nonostante oggi si conoscano molte più cose rispetto a qualche mese fa, è anche vero che si percepisce una tale confusione che è difficile schiarirsi le idee e costruirsi un’opinione stabile. O almeno per me è stato così in tutto questo tempo, tra la paura e le incertezze oltre che un flusso di informazioni sbagliate e opportunistiche da far rabbrividire (ho rivalutato l’affidabilità di alcune testate giornalistiche, mentre su altre non avevo dubbi già prima).

Il virus ha coinvolto le persone in maniera diversa e in modi differenti ognuno di noi ci si relaziona. Ma essere spavaldi con un nemico che non si vede, non è in ogni caso una mossa saggia.

“Per anni, abbiamo cercato di nascondere la nostra vera natura dietro il paravento dell’arte o della scienza e della tecnica. Quando invece sappiamo bene di essere creature egoiste, spietate e sanguinarie. Che cercano di sopraffarsi l’un l’altro, nella corsia di un ospedale come in quella di un supermercato. I nostri rapporti sono determinati solo dalla ricerca di una convenienza, di un vantaggio. Perché l’unica idea che conta è la nostra. E ci dividiamo in due categorie di pensiero. Quelli che vogliono demolire l’opinione altrui con la dittatura e quelli che cercano di sterilizzarla con il «politicamente corretto»”.

Andrà tutto bene, a dispetto di come potrebbe far pensare quest’ultima frase, anche se il virus dell’egoismo, quello, probabilmente non sparirà con un vaccino.

P.S.: Un motivo in più, non secondario, per acquistare il libro è che tutti i proventi realizzati dalla vendita verranno devoluti all’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo per l’emergenza Coronavirus.

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