Kobane Calling oggi
“In Kurdistan c’è questa cosa strana. Pure quello che pare il ragionier Filini, che non gli daresti mai una lira, che s’accolla con le lenticchie come mi’nonna… c’ha una vita che diehard-duri a morire je spiccia casa.”
Il sentimento dell’autore sull’importanza di questo evento
storico fin troppo strumentalizzato dalla stampa occidentale, impegnata a dare
spazio solamente ai blitz e ai bombardamenti, senza sondare le reali motivazioni
alle spalle di questi conflitti, lo ha portato a viaggiare in prima persona proprio
in quelle zone martoriate dalla guerra tra Siria, Turchia ed Iraq. Punto focale
Kobane e la zona del Royava, crocevia fondamentale e ultimo baluardo della
resistenza curda.
“Sbom. La rivelazione, all’improvviso. Qua c’è tutto quello che c’è da capire. Se l’Isis funziona, è perché a un sacco di gente tutto sommato non gliene frega un cazzo finché non toccano i loro interessi.”
Una testimonianza molto personale sulle emozioni vissute e
su quanto appreso dalla resistenza curda contro l’Isis. La difficoltà di
riuscire a portare avanti un sistema basato sull’uguaglianza tra i sessi, le
persone e le religioni stesse, abbattendo il clima di terrore che invece cerca
di spazzare via tutto questo.
“Kobane Calling oggi” è la riedizione, rivista e aggiornata,
dell’omonimo libro del 2016 con nuove vignette e una prefazione dell’autore
volte a chiarire gli sviluppi che inevitabilmente un conflitto di tali dimensioni
ha avuto negli anni passati. Non va inteso come un lavoro giornalistico e penso
che non sia stato proprio nelle intenzioni dell’autore, proprio perché c’è
molto di personale e poco di imparziale.
“Ma come un ferito non si cura con le carezze… Kobane non si ricostruisce con le parole.”
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