Neuromante
Di questi tempi si dice che siamo “iperconnessi”, grazie ad internet ed ai nostri smartphone possiamo in qualsiasi momento recuperare informazioni o altre cose che più ci interessano senza faticare troppo. Non è certo una novità, anzi per la maggior parte di noi è una cosa assolutamente normale, tanto che se anche per poco tempo ci dovessimo trovare senza cellulare molti si sentirebbero perduti, come ritrovarsi bendati in mezzo ad un bosco, di notte.
Per quanto ovvio non è sempre
stato così, c’è chi tanti anni prima di noi ha provato ad immaginare e
raccontare la sua visione del futuro, e incredibilmente qualcuno non ci è
andato neanche troppo lontano. Orwell ad esempio aveva immaginato il suo 1984
come un anno in cui l’umanità era completamente schiava di un sistema politico
oppressivo. Ci siamo arrivati? Forse sì, forse no, forse qualche anno dopo. Di
questo libro ne parleremo magari un’altra volta, ma mi piaceva il collegamento
proprio perché nello stesso anno immaginato da Orwell un altro scrittore,
William Gibson, scriveva il romanzo precursore dei tempi moderni, almeno per
quanto riguarda la realtà virtuale.
“Neuromante” è il titolo del
libro di cui vi parlerò oggi, un vero e proprio manifesto della cultura
cyberpunk. Non il primo sicuramente che ha trattato questo argomento, se
pensiamo che il film “Blade runner” usciva circa due anni prima, ma questo
romanzo ha sicuramente contribuito a dare a questo genere letterario una decisa
accelerata. Se pensiamo che un altro capolavoro cinematografico come “Matrix”
usciva qualche anno dopo ispirato proprio da questa storia.
Per chi non fosse particolarmente
avvezzo il genere cyberpunk, spiegandolo in maniera molto breve e sintetica,
immagina un futuro fantascientifico dove la tecnologia è talmente sviluppata da
assumere una propria coscienza delle sue potenzialità tanto da convivere e
spesso confrontarsi e opprimere il genere umano suo creatore.
Riduttiva come spiegazione, per
usare un eufemismo, ma giusto per capire di cosa stiamo parlando. Se poi avete
presente i film che ho citato sopra sicuramente avrete le idee più chiare. Non
per questo affrontare questo genere di libri è altrettanto facile, io ad
esempio ammetto di aver fatto un po’ fatica a portarlo a termine nonostante
apprezzi il genere pur non essendone un vero e proprio appassionato. E qui
forse risiede il limite iniziale. Non un limite del libro vero e proprio, che è
comunque ben scritto ed esaltante senza mai essere troppo pesante, ma a volte
si ha proprio l’impressione di non capire dove ci si trovi. Si viene
completamente catapultati in questo futuro distopico come se ci collegassimo al
cyberspazio e tutti i nostri riferimenti normali venissero spazzati via.
Ad esempio per Case, il nostro
protagonista, è il suo lavoro. La sua normalità è collegare il cervello
direttamente alla rete, ovvero alla matrice in una sorta di allucinazione
cosciente. Ci stiamo andando molto vicino anche noi se avete letto qualcosa sul
metaverso e sulla realtà virtuale, ma questa è un’altra storia. Case lo
utilizza per rubare informazioni e rivenderle, e come lui tutti quelli che si
fanno chiamare i cowboy della rete. Ma questo nuovo universo ha delle
possibilità sconfinate per chi lo sa affrontare con la giusta sfrontatezza
divincolandosi tra le mille insidie di quello che rimane del mondo reale.
Quando lo conosciamo, all’inizio
del nostro romanzo, Case però non è più in grado di fare tutto questo, nonostante
sia giovane e considerato già un prodigio della rete, non si può più collegare
al cyberspazio perché dopo essere stato scoperto a truffare il suo vecchio
datore di lavoro gli sono state innestate nel corpo delle tossine che lo hanno bloccato
impedendogli di fare quello che gli riesce più naturale. Si ritrova quindi a
vivere solo attraverso il suo corpo reale, la buona e vecchia carne umana,
nelle periferie della città sviluppata dove pullulano individui di ogni tipo,
dai criminali alle prostitute a tutta un’altra serie di personaggi poco
raccomandabili.
L’incontro con Armitrage e Molly
la misteriosa donna samurai, oltre la promessa di eliminare le tossine che gli
impediscono di collegarsi alla rete facendolo tornare quello di un tempo, lo
convincono a prendere parte ad una missione molto complicata: penetrare
l’inespugnabile residenza di un’intelligenza artificiale dai mille volti.
Detto tutto e detto niente, ma
questo libro vale la pena leggerlo proprio per interpretare la visione
avveniristica dello scrittore e paragonarla ai giorni nostri.
“Neuromante” ci regala quindi
un’ambientazione opprimente che sonda il peggio dell’umanità schiacciata tra il
vile denaro, espedienti di sopravvivenza e l’oppressione tecnologica in un
mondo futuristico dove un hacker non può desiderare nulla di meglio che vivere
all’interno della matrice.
Come al solito l'articolo è pubblicato anche sul sito quilianonline.it al seguente LINK.
Buona lettura.
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