Appunti di un venditore di donne
Oggi parlerò di un libro che ho letto diverso tempo fa, ma che mi è rimasto impresso e mi è tornato in mente scorrendo i titoli della mia libreria. Una storia cruda, sconvolgente e a tratti straziante che si infila nel sordido tessuto mafioso alle spalle della nascita della Milano da bere, all’alba dei primi anni ’80. Quelli che inseguito verranno chiamati gli anni di piombo. Torniamo quindi in questo periodo particolare a parlare di politica e di guerra, fortunatamente oggi non come quella di quegli anni, ma forse è proprio per gli argomenti simili che mi è tornata in mente questa lettura.
L’autore Giorgio Faletti, i cui romanzi ci mancano ormai già
da otto anni, è bravissimo a ricreare un’atmosfera noir definita anche
all’italiana, che si discosta dai tipici gialli americani meno cupi e
cervellotici e più incentrati su pallottole e muscoli.
Un romanzo che si lascia divorare tutto d’un fiato per la
trama incalzante che già dalle prime righe ci colpisce come un pugno a freddo,
dritto alla bocca dello stomaco. Il ritmo nella prima metà è un crescendo di
emozioni e riflessioni che ci porterà ad una vera e propria escalation di
eventi e colpi di scena in rapida successione fino al finale.
Nonostante sia passato ormai diverso tempo da quando l’ho
letto la prima volta, il solo riprendere il libro in mano e accarezzarne la
copertina mi ha provocato una sensazione di malinconia, ma di quella buona che
ti fa venir voglia di rivivere un ricordo. È una storia che ricordo con piacere
nonostante non si possa dire che sia un racconto tutto rosa e fiori, anzi forse
è proprio il contrario. Ma si sa che alcuni scrittori hanno la capacità di
scrivere in maniera indelebile oltre che sulle pagine anche nei nostri ricordi.
L’incipit di “Appunti di un venditore di donne” è tanto breve
quanto d’impatto. Solo nove parole, un nome e una caratteristica del
protagonista che ci dicono tantissimo della storia. È uno degli incipit che mi
è rimasto più impresso tra i tanti che ho letto proprio per la cattiveria con
cui ti butta nella storia.
Da qui il protagonista inizia a spiegarci qualcosa di lui,
della sua storia e della menomazione che lo accompagna.
Bravo, questo il suo soprannome, si muove abilmente tra
ristoranti di lusso, discoteche, bische clandestine e cabaret. Un uomo affascinante
ed intelligente che la vita ha reso cinico, rancoroso e avido. Di mestiere fa
il venditore, ma non di una merce qualunque. Perché lui vende donne e
all’interno di questo mondo è molto conosciuto anche se i suoi rapporti stretti
sono ridotti ad una manciata di persone, qualche disperato come l’amico
Daytona, che deve il soprannome al Rolex che porta da anni, e il suo vicino di
casa Lucio appassionato di crittogrammi.
Proprio durante lo svolgimento della sua routine lavorativa
si imbatterà in Carla, una donna che riuscirà a risvegliare in lui delle
sensazioni ormai sopite e che non pensava più di poter provare. Lei però
porterà con sé anche il suo intero bagaglio di guai e brutte avventure e Bravo
si ritroverà di nuovo invischiato contro gli esponenti della malavita che gli
hanno tirato quel vecchio sgarbo, che si porta dietro come un macigno sulla
coscienza, oltre che invischiarlo con la polizia, i servizi segreti e i
brigatisti rossi.
Un gran casino insomma, volendo riassumere.
L’epilogo non sarà per nulla facile o scontato, dove ogni
personaggio avrà il suo conto salato da saldare con la verità.
Una lettura che nonostante gli argomenti trattati non
considero troppo impegnativa e anzi è adatta a chi piace rimanere sempre con il
fiato sospeso e ama i ritmi incalzanti per non rischiare di annoiarsi.
Come abitudine l'articolo si può leggere anche nella rubrica "Lo scrittore consiglia", sezione biblioteca del sito Quilianonline.it cliccando QUI.
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