La fattoria degli animali
In attesa delle fresche uscite del prossimo autunno a risollevarci da questa estate rovente ho deciso di riprendere in mano un classico evergreen, di quelli che non appassiscono mai.
Certo la delicata situazione mondiale e specialmente
quello che stiamo vivendo in Europa hanno contribuito a farmelo tornare in
mente. Se aggiungiamo anche il fatto che presto ci ritroveremo alle urne con
una matita e una scheda davanti, questa favola torna alla ribalta come se fosse
stata scritta ieri.
Mi sono sempre stupito di come certi libri riescano ad
essere attuali pur essendo stati scritti diversi anni prima.
“La fattoria degli animali” di George Orwell, per
quanto discusso, fu pubblicato la prima volta nel 1945 dopo che l’uscita fu
ritardata in attesa della fine della guerra proprio per le implicazioni che i
chiari riferimenti alla situazione dell’epoca potevano scaturire. Lo scenario
politico era un po’ diverso da quello di oggi, neanche troppo, o forse solo
mascherato diversamente.
Molti sicuramente lo avranno già letto, tanti altri ne
avranno qualche rimembranza nella testa, ma in sostanza è difficile non averlo
neanche mai sentito nominare.
Leggere questo romanzo, o meglio questa favola, sicuro
non ci chiarirà le idee su dove mettere la “x” alla prossima tornata elettorale,
ma dovrebbe comunque farci ragionare sull’andamento della nostra società e
soprattutto su come un racconto scritto quasi ottant’anni fa riesca ad essere
ancora così giovane e tornare indietro colpendoci in certi momenti storici come
un boomerang che ci eravamo dimenticati di aver lanciato.
Eppure si parla di animali, come si intende dal titolo,
ma la frase cardine del libro, scalfita nella carta a memento della morale di
questa fantastica narrazione è proprio: “Tutti gli animali sono uguali, ma alcuni
sono più uguali degli altri”. Questo infatti è proprio uno dei comandamenti che
comparirà sulla lavagna nella fattoria dove viene costituito il nuovo ordine
della fattoria degli animali. Rileggerla ci ricorda tanto che anche la legge
dovrebbe essere uguale per tutti, proprio come in questo governo di maiali. Sì,
proprio i maiali, quelli del libro intendo.
Nella fattoria padronale, non meglio identificata,
dove si svolgerà tutta la nostra storia, gli animali decidono di ribellarsi al
fattore Jones esasperati dalla sua inadeguatezza e incompetenza oltre che
stanchi di subire soprusi e non essere trattati dignitosamente. Cacciato il
vecchio proprietario, secondo i dettami lasciati in eredità da un anziano e
saggio maiale che proclamava un mondo dove gli animali vivevano finalmente in
pace liberi dalla schiavitù, gli occupanti della fattoria decidono di autogovernarsi
convinti di essere migliori degli esseri umani.
La guida verrà assunta da due maiali che prendono le
redini di questo nuovo ordine stilando una serie di comandamenti a cui tutti
gli animali dovranno attenersi individuando un nemico comune. Ma il problema è
che il nemico comune una volta sconfitto non è più un pericolo e il popolo ha
bisogno di avere una direzione contro cui puntare il dito. Quindi ben presto
uno dei due maiali verrà cacciato quando il più forte farà prevalere le sue
idee con la violenza e il controllo grazie anche a il favore e la fiducia che
gli altri animali serbano in lui.
Orwell è molto bravo ad “umanizzare” gli animali e metterci in confronto con loro, perché i risultati per quanto si possano immaginare sono proprio uno specchio su quello che succede ancora oggi agli uomini di potere. Quello che sembra un bel motto per sollevare le folle e portarle alla ribellione in realtà non è così facile da attuare, perché è vero che siamo tutti uguali, ce lo diciamo spesso, ma chi comanda è più uguale degli altri. E alla fine del romanzo anche gli animali più reticenti e obbedienti sembreranno rendersene conto quando, vedendo in una stanza i maiali stringere accordi con gli uomini, non riusciranno più a notare la differenza tra gli uni e gli altri. Come di consueto potete leggere i miei consigli anche sul sito quilianonline,it cliccando su questo link
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