La casa delle voci
Chi è appassionato e informato sul panorama letterario, soprattutto italiano, e chi drizza le orecchie appena sente parlare di thriller, non potrà essersi perso l’ultima uscita dalla penna di Carrisi. Uno scrittore che viene facilmente accostato ai grandi giallisti e a cui non ha nulla da invidiare. Devo ammettere di essere un po’ di parte avendo letto e apprezzato tutti i suoi libri, oltre i film di cui è stato regista, ma questa è un’altra storia.
La sua ultima creazione si intitola “La casa senza
ricordi”, ma non è di questo in particolare che vi voglio parlare, anche perché
probabilmente non ancora disponibile nella biblioteca di Quiliano. Oggi vi racconterò
invece “La casa delle voci”, il prequel. Consiglio di leggerlo per primo non
solo perché direttamente collegato, ma anche perché molto più intrigante. Sì,
lo confesso. L’ultimo romanzo di Carrisi mi ha lasciato un po’ perplesso,
specialmente per il finale perché dopo un’ennesima storia scritta
magistralmente, in grado di coinvolgere il lettore e smuovere le viscere
toccando anche temi molto sensibili come i figli, una volta girata l’ultima
pagina si rimane un po’ a bocca asciutta, impastata, come se avessimo sbattuto con
la faccia dritti dentro un mucchio di sabbia.
Tutt’altra cosa con “La casa delle voci” dove la
storia è altrettanto coinvolgente e il finale, per quanto inaspettato non
lascia del tutto incompleti. È chiaro che tutti i fans si aspettano un terzo
libro sulle vicende dello psicologo infantile Pietro Gerber e sicuramente lo
scrittore avrà già qualcosa di pronto nel cassetto, o così ci piace fantasticare,
altrimenti sarebbe proprio una beffa.
“Per un bambino la famiglia è il posto più sicuro della terra. Oppure, il più pericoloso”.
Chi invece non sta vivendo questa sensazione di trepidante attesa, può tranquillamente prendere in mano il primo libro di questa saga e addentrarsi nelle oscurità delle menti acerbe, eppure a loro modo macabre, dei bambini. Piccole creature, riflesso dell’innocenza, che a volte nascondono nel proprio candore segreti tremendi e inenarrabili, come un pozzo nero e profondo di cui non riusciamo neanche a immaginare il fondo.
Il ruolo dello psicologo è proprio quello di fare luce
nella loro oscurità e riportare indietro le anime perdute, comunicando con
loro, attraverso l’ipnosi.
Ma anche un esperto nel suo campo come Pietro Gerber
si troverà spiazzato quando il bambino perduto sarà da ricercare nella mente
ormai adulta della sua nuova e stravagante paziente. Una donna che ha vissuto una
vita nomade, sola con i suoi genitori, a rincorrere le sue innumerevoli
personalità come delle voci che fanno da eco in una casa vuota, lo stesso luogo
dove sembra essere cessata per sempre la sua infanzia.
“Gli estranei sono il pericolo. Fidati solo di mamma e papà”.
Nel romanzo non mancano i colpi di scena e il ritmo è incalzante fin dal principio. Non potrete staccarvi dagli eventi che si susseguiranno frenetici come su una montagna russa di carta. Attraverso pericolosi giri della morte fino allo sconvolgente finale, che come le storie importanti della nostra vita stravolge gli equilibri aprendo delle ferite che diventeranno cicatrici, Carrisi ci guida attraverso questo nuovo mistero.
Quindi “La casa delle voci” assolutamente sì se avete
voglia di leggere un bel thriller, impegnativo il giusto, ma anche abbastanza
rapido. Il seguito, e forse quello dopo ancora, ovviamente verranno da se, ma
questa è un’altra storia ancora.
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